La storia delle Marchesi e del suo popolo parla dei viaggi dell’umanità stessa fino ai confini del mondo, ma anche del viaggio dentro di sé, del perdersi e del ritrovarsi. Essere parte di “Fenua Enata”, la terra degli uomini vuol dire riconoscere di appartenere a questa cultura, il solo viverla da vicino come ho potuto fare in questo viaggio è stato un privilegio e un onore per me.

Ma quale cultura originale e genuina verrebbe da chiedersi?

La parola Tabù è una parola Maori e vuol dire “proibito”, si riferisce a tutto quello che non era più concesso una volta divenuti cristiani. Dopo 120 anni di dominio di preti missionari sulla libertà di credo e di espressione di questa gente, cui fu impedito di identificarsi con valori e divinità diversi da quelli del cristianesimo, cosa rimane di una cultura di un popolo senza scrittura dopo secoli di dominazione europea e colonialismo?

Alle Marchesi abbiamo visto bambini con capelli biondi o donne con gli occhi chiari, a Tahiti e nelle isole ci sono diversi locali che hanno antenati cinesi. La corporatura dei locali non mostra che il lontano ricordo dei loro antenati Maori, alti, possenti, muscolosi, i loro stessi codici genetici frutto della selezione durissima della lunghissima navigazione in mare con mezzi primitivi, dove solo i più forti, robusti e resistenti potevano sopravvivere e popolare nuove isole appena scoperte.

A dir la verità anche il mito dei guerrieri maori e delle vahine dei mari del sud, dai quadri di Gauguin in poi ci ha trasmesso un’iconografia che è ben diversa dall’aspetto fisico attuale dei locali, se non fosse per i moltissimi e meravigliosi tatuaggi che quasi tutti gli adulti hanno in bella vista sul proprio corpo. Problemi di obesità da sedentarietà e cattiva alimentazione sono purtroppo molto diffusi, anche se negli ultimi anni si sta iniziando a prendere coscienza della situazione.

Ma ecco che mi tornano in mente le parole di Stephen, una delle nostre guide. Certo Stephen è un nome di comodo per noi occidentali, ha anche un nome Maori ma non lo ricordo, so che vuol dire “figlio beneamato”.

Fenua Enata: la cultura delle Marchesi

Ci trovavamo a Hiva Oa presso il sito di Te I’Ipona. Stephen, dopo aver ben illustrato per noi il significato dei tiki e alcune storie del Marae di quel luogo ha voluto suonare un pezzo con la sua chitarra.

Attraverso una melodia struggente ha creato il clima giusto per la riflessione ha condiviso con il nostro gruppo attraverso un discorso molto introspettivo. Stephen ci ha detto che dobbiamo essere noi a metterci alla ricerca della nostra cultura, non è veramente importante il colore della nostra pelle o l’origine anagrafica, fintanto che non decidiamo noi quale è la nostra appartenenza, quale è la nostra cultura, allora per essere parte di qualcosa, per potersi dire di essere uno dei Fenua Enata o piuttosto di un altro popolo dobbiamo attivamente abbracciare la nostra cultura, andarne alla ricerca per viverla appieno, essere così testimoni viventi di ciò che il proprio popolo è.

Non è quindi una semplice condizione di nascita, quanto il percorso che si sceglie di intraprendere nella propria vita, perché ogni popolo è tale finché vive la propria cultura, iconografia e tradizioni.

Alle Marchesi da oltre 40 anni gli abitanti hanno iniziato un percorso nuovo. Non abbandonando la religione cattolica, ma ricercando anche le proprie origini, tradizioni, storie, in parte ricreando una cultura nuova che armonizzasse tutto questo. In loro soccorso sono giunti archeologi, ricercatori e storici che hanno ricostruito il passato dai reportage dei primi esploratori con disegni dei siti archeologici, dei tatuaggi, dei costumi.

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​Il Festival delle Marchesi

Tutto questo rifiorire del popolo Fenua Enata ha il suo culmine nel festival delle Marchesi. Il momento dove gli abitanti di queste isole si riuniscono per celebrare il proprio popolo, per condividere quello che sono, per esibirsi in danze, gare, opere di artigianato, per tramandare tutto questo alle nuove generazioni. È una festa dei Marchesani per i Marchesani, dove solo pochi fortunati viaggiatori potranno intrufolarsi tra i locali per ammirare da vicino la loro grandiosità ritrovata.

Il festival si svolge una volta ogni due anni, ogni volta in un’isola diversa delle 6 principali isole da me visitate, in questi giorni del 2022 si svolge a Fatu Hiva. Aranui ha sempre una crociera speciale in programma in coincidenza con l’evento per i fortunati passeggeri. Posso solo immaginare la meraviglia da come mi è stata descritta, ma resterà un desiderio quello di potervi partecipare, almeno per questa volta.

Probabilmente coloro che vivono in queste isole remote hanno condizioni di vita così particolari, per cui è facile sentirsi parte di un qualcosa di unico, diverso da tutto ciò che proviene dal resto del mondo, ed è per loro importante che le proprie comunità siano forti, perché possono contare quasi sempre solo su sé stesse. Questo aspetto è un tratto comune a molte comunità isolane, tanto più piccola e remota è l’isola, tanto più forte il senso di appartenenza e comunità.

Allo stesso tempo non è facile adattarsi a tutto questo per noi occidentali, sebbene ne subiamo inevitabilmente il fascino, forse piangiamo al momento della partenza da questi luoghi fuori dal tempo come è successo a me, ma capiamo benissimo che non ne potremo far parte mai.

Riflessioni di viaggio

Il viaggio, che per me vuol sempre dire partire, immergersi in una nuova realtà e poi ritornare, è stato davvero intenso e bellissimo.

Ringrazio le persone che ho conosciuto e che lo hanno reso particolarmente speciale, in particolare tra i passeggeri Roger, Pamela, Stephen, Linda (UK), Michael e Theresa (US-CA), Cindy e John (US-AZ) Mike e Susan, David e Nancy (NZ), Brom (AU-NSW) Anna e Pier, Dominic (Francia), e molti altri simpatici passeggeri, tutti bellissime persone, e del fantastico personale di Aranui il mio ricordo affettuoso va alle guide Mila, Lihei, Stephen, il mitico Tino, il fantastico Eddy cameriere tatuatore, l’adorabile staff di sala e reception e la Aranui band che ci ha intrattenuto con musiche e balli meravigliosi.

L’ultima sera su Aranui è il momento dei saluti, dei canti accorati assieme all’equipaggio, degli abbracci affettuosi con gli amici conosciuti in viaggio che forse non rivedremo più. Quest’avventura straordinaria è ormai finita, siamo arrivati a Papeete, con gli occhi lucidi ci salutiamo per l’ultima volta, ma siamo tutti più ricchi, per i ricordi dei momenti bellissimi vissuti e una nuova consapevolezza raggiunta.

Irene

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