Costume da bagno e berretto di Babbo Natale ben calcato sulla testa: così si festeggia il Natale in Australia, o almeno così lo festeggia la maggior parte dei giovani che qui si trovano per studio o lavoro.
Gli “expats” hanno creato infatti la tradizione di trovarsi a Bondi Beach, una delle spiagge più famose di Sydney, per un tuffo e un picnic.
Una simpatica tradizione che, data la fresca temperatura dell’Oceano al confronto con il sole cocente di mezza estate (non per niente siamo nell’emisfero australe), le saltuarie capatine di qualche squalo vagabondo (in fondo è Natale anche per lui) e l’effetto elettrizzante delle lucine incastonate nel bordo di pelliccia del cappello, ha lo stesso livello di sicurezza dei lanci dalle piattaforme (il “land diving” o Naggol) che fanno alle Vanuatu.
A ridurre i rischi c’è il divieto assoluto di consumare alcol in spiaggia e in acqua, nonché la chiusura natalizia dei famosi pub che si affacciano su Bondi Beach.
Ma gli aussie sono grandi estimatori di birra (del resto derivano da inglesi, irlandesi, italiani, tedeschi, olandesi,…tutti grandi estimatori di birra!) e una buona Coopers ghiacciata non può mancare nel rituale barbecue di Natale, da accendere a Cottesloe Beach a Perth oppure nel giardino di casa.
Se avete visto il video di “Aussie Jingle Bells”, che accompagnava anche i nostri auguri di Natale, sapete di cosa stiamo parlando. Naturalmente il feroce dingo (più precisamente un kelpie australiano, un cane da pastore mite ed intelligente) e il canguro imbalsamati sono una licenza poetica degli autori del video.
E alla sera? In Australia si cantano le carole, ossia le canzoni di Natale. Dimenticatevi il nostro “Concerto di Natale”, con i bambini un po’ stonati che cantano “Tu scendi dalle stelle” e il vin brûlé a fine serata. In Australia si fanno le cose in grande: palcoscenici favolosi, che nemmeno Madonna in tour, artisti famosi (qualche anno fa a Sydney si sono accaparrati pure Hugh Jackman) e un event management pari a quello di una visita del Papa.
Perché questi concerti sono sì gratuiti, ma solo se si è di passaggio e si ha già un volo di ritorno prenotato che ci aspetta. Il vero australiano sa che questi eventi sono organizzati per raccogliere fondi (bambini ipovedenti, esercito della salvezza, ospedali e cliniche pediatriche,…) e nei Paesi di cultura anglosassone niente dà più soddisfazione che fare beneficenza.
Compra quindi i biglietti VIP (per un posto in prima fila), il libretto con tutte le canzoni, e, soprattutto, le candele: la somma di questi “Carols by candlelight” (si tengono a Sydney, Perth, Melbourne, Brisbane, Hobart, Adelaide, Darwin, solo per citare le città più grandi) ha un consumo di paraffina pari alla produzione petrolifera mensile del Qatar.
Ma l’amore per le candele non é paragonabile a quello per le lucine colorate, almeno a Perth e a Canberra. La capitale dell’Australia era famosa per il gigantesco albero di Natale, che dal 2001 abbelliva Civic Square.
Quest’anno il vecchio albero è stato mandato in pensione e l’amministrazione comunale ha deciso di illuminare la zona commerciale della città con più di un milione di led colorati. L’iniziativa ha portato il suo ideatore (tale David Richards) nel Guinness dei Primati, la raccolta fondi correlata (poteva mancare?) a risultati insperati e il conto dell’energia elettrica del Comune alle stelle.
Mentre a Perth ad accendersi sono le case, soprattutto quelle sulle rive dello Swan, ammirabili con una crociera serale, sconsigliata però a chi soffre di epilessia o è allergico alle canzoni di Natale.
E a Capodanno? Fuochi d’artificio, praticamente ovunque. Niente di originale, direte voi, Sbagliato! Perché questi sono fuochi d’artificio in stile australiano, ossia stratosferici (andate a vedere quelli di Sydney per credere!)