Immaginate cosa succederebbe se la destinazione turistica più famosa di un intero paese sparisse dalle mappe turistiche da un mese all’altro? E’ successo il 26 aprile scorso a Boracay! La più popolare tra le 7000 isole dell’arcipelago delle Filippine, conosciuta come un vero e proprio paradiso per le sue bianchissime spiagge e acque cristalline…in soli 10 chilometri quadrati, è ora off limits per tutti i non addetti ai lavori!
I nostri contatti in loco sconsigliano però di pianificare viaggi a Boracay fino a quando non si avrà certezza della riapertura, sia nel senso dell’accessibilità dell’isola che delle singole strutture alberghiere, è necessario verificare che tutto sia in ordine prima di poter consigliare bene i propri clienti.
La chiusura di Boracay sta deviando l’attenzione su altre destinazioni nelle Filippine, facendo scoprire sicuramente bellissime mete alternative che sicuramente non mancano!
Isole splendide non mancano, a parte Boracay però le isole hanno però una capacità ricettiva piuttosto limitata o con alloggi di livello medio basso e non adatti al turismo internazionale, con il risultato che alcune valide destinazioni turistiche alternative come Bohol sono già quasi al completo per il periodo di Natale e Capodanno!
Perché si è arrivati alla chiusura dell’isola di Boracay?
A Boracay l’afflusso di turisti sempre crescente, iniziato negli anni ’80, ha determinato una graduale perdita del fascino idilliaco dell’isola, dove ultimamente si accumulavano 70 tonnellate di immondizie ogni giorno e il livello di contaminazione delle acque è risultato 45 volte superiore alla norma.
Oltre al grave inquinamento di acque marine, l’isola è stata oggetto di una crescita edilizia incontrollata. Un vero disastro ambientale che doveva essere risolto urgentemente.
Il Presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha scelto un modo abbastanza drastico ma si spera benevolo approvando la legge per la chiusura completa della destinazione sia ai visitatori stranieri che locali per 6 mesi a partire dal 26 aprile 2018.
Lo scorso anno quasi 1,7 milioni di turisti hanno visitato l’isola di Boracay. Gli effetti collaterali del turismo di massa sono ben noti, ne sanno qualcosa anche gli abitanti di alcune città europee come Barcellona o Venezia – “soffocate” dai flussi turistici, soprattutto nei mesi estivi. Limitare i flussi turistici non è una novità, ma chiudere completamente una destinazione così popolare è una mossa estrema.
La Riabilitazione dell’isola era necessaria per sistemare la rete fognaria e risolvere il problema della raccolta della spazzatura, per risanare le acque e le spiagge per riportare l’isola in cima alla lista delle isole più belle del mondo ma più ecologicamente sostenibile.
Sicuramente un segno positivo di una nuova presa di coscienza nei confronti dell’ambiente del governo filippino, finalizzato alla conservazione del patrimonio ambientale a beneficio della popolazione e dello sfruttamento sostenibile delle risorse.
Siamo fiduciosi che alla Riapertura Boracay sarà più bella, sana e affascinante di prima, e non vediamo l’ora di riscoprirla!
Com’era Boracay prima del boom turistico?
Boracay è situata all’estremità settentrionale dell’isola di Panay, chiamata anche “Terra degli Atis” e fa parte della provincia di Aklan nella Visayas Occidentale – la macroregione del centro delle Filippine. Gli Atis – la gente indigena di questa zona dell’arcipelago per secoli ha coltivato e pescato a Boracay.
Durante gli anni ’40 e ’50 la sussistenza del popolo di Boracay dipendeva in gran parte dalla pesca e dalla piantagione di cocco. Il cocco essiccato veniva barattato con il riso e altri beni e merci con uomini d’affari di Aklan.
Boracay rimase uno splendido e incontaminato paradiso di sabbia bianca sconosciuto al mondo fino agli anni ’60 e ’70.
Negli anni ’80, l’isola divenne popolare come destinazione economica per i viaggiatori con lo zaino in spalla, negli anni ’90 le spiagge di Boracay furono acclamate come le migliori del mondo. Nel 2012 Boracay era stata nominata la seconda migliore spiaggia del mondo dopo Providenciales nelle isole Turks e Caicos.
Questa enorme trasformazione, ha portato ad uno sviluppo economico importante, l’ufficio di turismo regionale dichiara che nel 2017 il turismo a Boracay ha generato più di 1 miliardo di dollari. Il contributo di Boracay all’industria del turismo e all’economia delle Fillipine è enorme. L’industria del turismo nel 2017 è stata il terzo più grande contributore al prodotto interno lordo del paese.
Boracay non è la sola: anche a El Nido il governo ha recentemente decretato l’ordine di demolizione di numerosi edifici costruiti a ridosso della spiaggia del paese.
Effetti collaterali e speranze per Boracay
Oltre al problema di disponibilità nelle destinazioni alternative, la chiusura dell’isola sta causando un sostanziale danno economico a breve termine, fortunatamente in un periodo di bassa stagione. Circa 30.000 lavoratori hanno perso il lavoro con poche settimane di preavviso e oltre 100.000 persone tra i lavoratori e le loro famiglie sono ora senza alcun reddito, in un paese dove gli ammortizzatori economici e sociali non sono esattamente la prassi. Una decisione drastica, ma probabilmente inevitabile. Nel frattempo, bisognerebbe indagare anche sui colpevoli del degrado ambientale, tra cui il governo locale, che hanno permesso alle strutture di germogliare sull’isola senza riguardo per l’ambiente.
In tutto questo clamore non dimentichiamo la gente indigena dell’isola, per la quale la vita quotidiana sull’isola è diventata una lotta continua. Questa tribù indigena di 200 famiglie lotta per il suo diritto di vivere e lavorare sull’isola. In gran parte ignoranti e disperatamente poveri, gli Atis sostengono di essere stati cacciati dalle terre in cui hanno vissuto per secoli da centinaia di catene alberghiere, bar e aziende.
La situazione di Boracay è un campanello d’allarme sia per il governo che per il settore privato, che devono collaborare per garantire che le isole Filippine e altre destinazioni turistiche siano protette e sostenute attraverso una pianificazione generale completa. Le destinazioni turistiche dovrebbero trovare un equilibrio tra crescita economica e conservazione ambientale.
Confidiamo che in futuro lo sviluppo delle strutture turistiche nelle Filippine avvenga quindi in modo più conscio e sostenibile, nessuno vorrebbe ritrovarsi in questa situazione così difficile.