Se sui misteri del Triangolo delle Bermuda si sprecano le ipotesi, le meraviglie del Triangolo della Polinesia sono sotto gli occhi di tutti.

Ma dove si trova il Triangolo Polinesiano?

Quest’area di Oceano Pacifico, con la forma, appunto, di un triangolo, ha i suoi vertici sulle Isole Hawaii a nord, sull’Isola di Pasqua a est e sulla Nuova Zelanda a ovest.

All’interno si trova la Polinesia, non solo quindi la Polinesia Francese, ma anche Tonga, le Isole Samoa, le Isole Cook, le Isole Wallis e Futuna, Pitcairn, Tuvalu, Tokelau e Niue.

Al limitare, ma comunque fuori dal Triangolo della Polinesia, troviamo le Isole Fiji, le Salomone, le Vanuatu e la Nuova Caledonia (che sono chiamate anche Melanesia) e alcune isole che appartengono alla Micronesia.

Polinesia, Micronesia e Melanesia qual è la differenza?

Innanzitutto i nomi hanno significati differenti: Polinesia significa (dal greco) “tante isole”, Micronesia significa “piccole isole” e Melanesia “isola dei neri”.

A livello antropologico, i popoli polinesiani hanno origine dall’Australia (da cui sono arrivati tra il 3000 e il 1000 a.C.), i Micronesiani dalla Malesia e i Melanesiani da un antico gruppo etnico “di pelle scura”, che alcuni studiosi collegano a una migrazione dall’Africa tra i 50.000 e i 100.000 anni fa.

Le tre zone hanno quindi storie e culture differenti, che si esprimono non solo in diversi e affascinanti tratti somatici, ma anche con arte e tradizioni particolari.

Alba a Tongariki, Isola di Pasqua

Alba a Ahu Tongariki, Isola di Pasqua, Cile.

Rapa Nui

Vertice orientale del Triangolo della Polinesia è l’Isola di Pasqua (Rapa Nui in lingua locale), ricca di leggende. Una di queste vorrebbe l’estinzione della civiltà Rapa Nui, che risiedeva nell’isola, a causa dall’abbattimento di tutti gli alberi.

I fusti sarebbero serviti per spostare dal luogo di scavo (tra cui il più famoso, e visitabile con una piacevole escursione, è Rano Raraku) i Moai, gigantesche statue che raffigurerebbero forse degli dei o comunque degli spiriti propiziatori. Gli alberi infatti sarebbero stati usati come rulli su cui far scivolare il monolite in posizione orizzontale. Ma Terry Hunt e Carl Lipo, rispettivamente dell’Università delle Hawaii e dell’Università della California sostengono che i Moai non venivano trascinati, bensì camminavano.

Niente UFO, né spaventose popolazioni aliene, ma solo un sistema di corde a cui il gigante di roccia veniva ancorato e fatto oscillare. La scultura quindi avanzava, in posizione eretta, dalla cava fino al punto dell’isola dov’era destinata (come il sito di Ahu Tongariki, una fila imponente di quindici Moai che toglie il fiato). Una prova di questa teoria sarebbe che le statue rimaste alla cava di Rano Raraku hanno una base curva, non piana, proprio per permettere quest’andatura danzante e, dondolando a destra e a sinistra, poi tornare sempre diritte.

Resta l’enigma della quasi totale assenza di alberi sull’Isola di Pasqua. Se non venivano usate come rulli per spostare i Moai, le palme che ricoprivano l’isola sono state forse bruciate sistematicamente per far posto all’agricoltura. L’isola era infatti rigogliosa fino al 900-1000 d.C., quando fu colonizzata dai polinesiani. Questi primi esploratori, insediatisi sull’isola, l’avrebbero disboscata per poterla coltivare. Ma un’altra tesi parla di topi, arrivati sulle canoe polinesiane. I ratti, in mancanza di predatori, si sarebbero riprodotti e avrebbero pian piano distrutto tutta la flora dell’Isola di Pasqua.

Rapa Nui significa “grande roccia”: è infatti un’isola di origina vulcanica, formatasi per le colate laviche di tre vulcani. Lontanissima sia dall’America del Sud che dall’Australia, è un luogo magico e quasi mistico.

Un viaggio all’Isola di Pasqua è un’esperienza unica, da fare magari in coppia, scegliendo uno dei nostri itinerari, in cui scoprire il deserto di Atacama, farsi incantare dai Moai (anche sottacqua) e infine rilassarsi sugli splendidi atolli della Polinesia Francese.